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03/08/2022. Concerto di Giovanni Sollima in ricordo di Salvo Cicero (40 anni dalla scomparsa)
Mercoledì 3 agosto, al Castello Bordonaro di Cefalù alle ore 21, in occasione della ricorrenza del quarantesimo anniversario della prematura scomparsa del violinista Salvatore Cicero (11 agosto 1940 – 3 agosto 1982), si è svolto un eccezionale concerto che ha voluto essere un intenso e commosso omaggio all’illustre musicista cefaludese, uno dei più riconosciuti protagonisti della scena musicale e culturale della Sicilia degli anni sessanta e settanta.
Il concerto ha visto protagonista Giovanni Sollima, violoncellista e compositore palermitano di fama internazionale, il cui legame sia musicale sia familiare con Salvatore Cicero è antico e profondo.
 Il programma ha esalta le inesauribili capacità virtuosistiche ed espressive dell'artista, con sue composizioni quali Hell I, Natural Songbook nn. 1, 4 e 6 e Fandango (after Boccherini) nonché il “Canto agreste” dalle musiche di scena per Edipo a Colono (1975) di Eliodoro Sollima, i Capricci nn. 1 e 8 di Giuseppe Clemente Dall’Abaco e la Suite n. 3 in do maggiore BWV 1009 di Johann Sebastian Bach.
All'inizio della serata hanno preso la parola il Sindaco di Cefalù daniele Tumminello, il prof. Giovanni Cristina e Maurizio Cicero, figlio del compianto Maestro

Il 3 Agosto 1982 veniva a mancare improvvisamente il maestro Salvatore Cicero: la sua Cefalù perdeva non soltanto un virtuoso musicista, che aveva tenuto alto il nome della Città a livello internazionale, ma un vero Maestro, che aveva saputo contribuire in modo determinante ad un cambiamento rivoluzionario del rapporto tra giovani e musica classica, tra musicisti e pubblico. La sua infaticabile e intelligente attività di relazione con le scuole e gli altri luoghi della formazione, di conduzione dei musicisti al di fuori dei circuiti specialistici portò ad una rinnovata attenzione, fresca e curiosa, di tantissimi verso le performance dei maestri della Musica e dei loro allievi. La sua tragica scomparsa non interruppe quel prezioso percorso e costituisce il lascito più fruttuoso del Maestro Cicero. Quanti non l'abbiamo conosciuto (40 anni fa avevo un anno) siamo, però, cresciuti con una sua presenza costantemente viva: il Teatro comunale a lui intitolato, così come la locale sezione degli Amici della Musica, le periodiche iniziative che s'ispirano alle sue attività o svolte nel suo nome, il solido legame tra la sua famiglia e la Città hanno permesso, anche a coloro che non hanno avuto il privilegio di conoscerlo personalmente, di apprezzarne la straordinarietà delle qualità umane e civiche, artistiche e professionali. Tutta Cefalù, di cui ho l'onore di essere Sindaco, abbraccia, con affetto riconoscente e commosso, la sua amata consorte, Angela, e i suoi adorati figli, Valeria e Maurizio, e stasera lo farà in modo tangibile grazie al Dono del maestro violoncellista Giovanni Sollima, al quale esprimiamo la gratitudine della Città intera, con il concerto che ha voluto offrire per ricordare il 40° Anniversario della morte del suo maestro e amico, il nostro indimenticabile concittadino Salvatore Cicero.
Il sindaco di Cefalù D. Tumminelloo

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 IN RICORDO Di SALVATORE CICERO.

Sono quarant' anni, da quel mattino. Da quell' oscuro mare d'agosto che traeva a sé per sempre l' azzurro dei suoi occhi, Maestro. Quegli occhi, da quel giorno, negati, rubati sì, a noi, ma che intridevano i giorni e il destino già di leggenda dolce, d'una memoria nuova, provata e riscritta dal dolore.
Lei è stato un grande, tra i maestri. D' una grandezza feconda, immersa nel cuore di chiunque l' ascoltasse, o le stesse accanto, o si accostasse alla manna fruttuosa, ricolma, dei suoi insegnamenti. Anche l' ultimo tra i suoi allievi non saprebbe venir meno al racconto e alle ragioni del perche' di queste sue intime e preziose vette raggiunte; pervase dall' arte, in leggiadria e in umilta' alle azioni, ai gesti, resi tali nel nome della musica. Cosi' che ogni sua cosa, maestro, finisse nell' approdarci in risultanza lieta, da apparire semplice, perfetta.
Era il nostro idolo, a teatro. Fin dal suo primo giungere, alle sere dei concerti. Fin dal sedere nel suo posto di spalla, in orchestra; e averne sobrieta', di quello spazio. E da quell' essere al servizio dei suoni, renderne conto, al pubblico accanto, senza mai pienezza di sé; nutrendo quegli attimi, come un cibo di primordiale essenza, da spartire. Con una sola esile, veniale concessione, tuttavia, a sé stesso; quel piegare minimo e lieve, di capo, di labbra alla propria donna, verso una precisa poltrona delle file, con l' archetto dimesso nell' aria, nel piu' tenero e leggero degli inchini…I suoi ragazzi. I suoi Giovani Cameristi, poi.
Quale intuito o idea di tanta sublime elezione! Quale rivolta culturale nel dar vita, per la prima volta, nella storia dei Conservatori, a una compagine stabile, organica, che si rivolgesse agli alunni delle scuole e là si andasse, a recare la gioia dell' essere insieme. Là si suonasse, tra il carro felice della giovinezza, in contrappunto, maestro, al suo dirigere mai greve o a mani basse, la' a disegnare volute o arabeschi in ricamo ad amore e dedizione. E il sapere in Lei, di un lavoro sorto non ad assoldare o a raccogliere elementi e individui, qui o lì , come oggi quasi sempre accade, ma con il modesto e fiero intento di forgiare, plasmare, una ad una, le scarne anime di ognuno, a mostrare strade possibili, in luce all' avvenire.Quanti tour, quanti nomi di luoghi, come grani nel tempo di un rosario felice.
Ci ritornano poi le sere del suo Trio, con Sollima e Perriera. Un miracolo di spiriti, di anime diverse. Un convertirsi, gli uni, al cuore degli altri, in cangianti dosi di misura, di pensiero, di passione. L' assurgere, voi, a condottieri di spade e alabardi, all' elevarsi d' una frase o divenirne al contempo servitori quieti, a un mutare di essa, Vestirne, di questo teatro sonoro i panni rilucenti, o le poche vesti, uniti, insieme; dentro a una umanita' musicale, a un ugualità creativa da porre come esempio per il vivere.
Ne' il Duo con Piernarciso Masi abbiamo serbato tra le dimenticanze; d' un camerismo caldo, pervadente, dove l' accademia esecutiva, riscendeva nei suoi alveoli secondi per lasciar privilegiare i percorsi espressivi, i momenti di luce: il bisogno di specchiarsi di ricercarsi altre sfere di intesa, di chiarezza, cosi' che nulla avesse il sapore del consueto.
I concerti con Sara Patera, in un tangere di fattezze da mirare, lui e lei: lievi, pregnanti, leggiadri, come le stesse scene di dipinti sui cembali, a immaginarne le storie dentro ai giorni.
Piu' di tutto, maestro, e' la stregante voce dei suoi assoli ad averci dato brezza, in questi anni. Gli assoli di Tzigane, Sherazade, e d' altri. D' avventure, amori, deserti.
Il violino, La sua musica. Per sé, per noi. Come un muovere ondoso d' ulivi, nel tramonto, fino al posarsi dell' aria sulla rena.
I suoi assoli. D' averli sentiti sempre a fianco, nel tempo, come compagni a combattere il silenzio. A dar consolo ai mattini a dar prigione alle solitudini.
I suoi assoli. Da quel nascere, da quel nudo sfregarsi di crini sulle corde, verso un desio di sola voce.
Quante cose, maestro, di certo perdute, di Lei, da quarant' anni, oltre all' azzurro dei suoi occhi. A partire dallo stremo di suo padre, di sua madre, immane quanto il mare accanto alla sua casa. Altre, invece, ci sono rimaste.
Le parole, l'agire di una donna, la sua Angela Maria, dei suoi figli, Valeria e Maurizio, dei suoi cari, con Nunziella, in litania fervida, sommessa, tra la vita spesa, su Lei, maestro, a cantarne il nome. Quell' amata sua città, Cefalù, il luogo eletto che non l' ha mai dimenticata.Il tributo perenne di chi ha conosciuto la Sua Arte.La gratitudine, qui, per aver dato alla nostra vita, un senso e un fine.
a.s. 3 Agosto 2022
ANTONIO SOTTILE